Intervista per La Joker Magazine
INTERVISTA CON MANUELA MASCIADRI: L’ARTE DI FARE MODA
SCOPRIAMO UNA VISIONE INTIMA DELLA BELLEZZA CON ELEGANZA E RICERCA DI STILE
Dall’inizio della tua carriera ad oggi come è cambiato il tuo modo di fare fotografia?
Ho sicuramente affinato la tecnica e acquisito sicurezza, anche in situazioni più impegnative. Quello che non è cambiato è il mio interesse per le persone. Corpi e volti sono sempre stati, e sono tutt’ora, i miei soggetti preferiti. Amo interpretarli sia da un punto di vista umano, che fashion. Per questo motivo lavoro molto nella ritrattistica, così come nella moda. Quello che amo di più è fondere questi due mondi, cercando di caratterizzare gli scatti fashion con un tocco emozionale, ricercando pose ed espressioni intense; avvolgendo i ritratti personali in un allure più patinata, curando molto make up, styling e ambientazione.
Scrivi, fai mostre tu vai oltre al concetti di fotografa di moda. Come il tuo essere artista convive con le richieste dei clienti?
La scrittura è parte della mia vita, da che ne ho memoria. Sono cresciuta circondata da montagne di libri: credo che siano parte del mio dna, di ciò che mi dà identità. Ho studiato al liceo classico, per poi iscrivermi alla facoltà di lettere, coltivando sempre il sogno di diventare scrittrice. La vita mi ha poi portato ad avviare la mia carriera, scrivendo con la luce, invece che con le parole. Nella vita tutto, comunque, torna. I puntini si uniscono. Oggi ho un progetto in corso, che unisce immagini e parole. E’ maturato nella mia testa, dopo un lungo processo personale, prima che fosse pronto a vedere la luce.
L’ho presentato da poco sul mio sito ufficiale https://www.manuelamasciadri.it/fashion-storytelling-artist/
Il mio sogno è che, una volta concluso, si trasforimi un libro.
I clienti sono coloro che mi permettono di fare della mia passione il mio lavoro, mi danno la possibilità di vivere, respirando fotografia, 24 ore su 24, ogni giorno. Ho quindi totale rispetto per le loro esigenze e mi impegno sempre al massimo, per cercare di interpretare il loro mondo (personale o di brand ). Mi è capitato di rifiutare lavori con aziende e persone con le quali non ero in sintonia estetica e di contenuti: per garantire il risultato migliore possibile, per loro e per me, è fondamentale che ci sia sinergia, in caso contrario, trovo eticamente corretto “passare” il lavoro ad un collega, con un altro tipo di estetica, più vicina a quella del particolare cliente, che possa meglio “vedere” l’immagine finale.
Un passo ulteriore, attualmente in corso, è quello di supportare i miei clienti sia con le immagini che con i testi, raccontando il loro mondo a 360°.
Collabori con delle modelle bellissime. Cosa cerchi in loro ?
Nei casting sono un disastro: trovo sempre qualcosa di bello in tutte le modelle. Forse è un modo di “guardare”, del mio essere ritrattista, che, “endemicamente”, mi porto anche quando lavoro nel fashion. Sicuramente la caratteristica fondamentale che una modella dovrebbe avere è la capacità espressiva di “sentire” il set e trasmettere emozioni, attraverso sguardi e movimenti del corpo. Spesso mi è capitato di lavorare con modelle meno “belle” (nel senso “esteticamente classico” del termine ) ma con un carisma così forte, che mi hanno conquistata.
L’immagine che avresti voluto fotografare?
Apprezzo molto i lavori di fotografi come Dominique Tarlè, Jim Marshall, Barry Feinstein o Annie Leibovitz, che hanno avuto la possibilità di raccontare l’aspetto di vita più intimo e personale di artisti e personaggi del mondo della musica, dell’arte e del cinema. Affiancandoli sia durante i loro processi creativi, sia in momenti di vita quotidiana. Avrei voluto essere parte di quegli attimi storici, sentirli e raccontarli, secondo le mie emozioni, del viverli di persona.
Avrai vissuto mille esperienze diverse : quale è stata la cosa più strana mai capitata su un set?
Fotografare una persona realmente androgina. Generalmente ho un certo tipo di approccio con gli uomini, un altro con le donne. In quel caso, non riuscivo a definire cosa dovessi fare. Quando ho abbandonato i miei preconcetti e mi sono lasciata guidare da istinto e sensazioni, è stato incredibile: per la prima volta ho avuto, davanti al mio obiettivo, una persona che non fosse alcuno dei due generi, così come entrambi, fusi insieme. Surreale e molto intenso. Un grande insegnamento e arricchimento personale.
Se avessi un superpotere come lo useresti nel tuo lavoro?
Senza dubbi scegliere il teletrasporto. Teletrasporterei tutto il mio team di lavoro nelle location perfette per ciascun set. E mi teletrasporterei io, per dare un’occhiata ai momenti più emozionanti delle persone che vorrei fotografare.
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