Intervista per Downtown Mood
INTERVISTA PER DOWNTOWNMOOD – URBAN FASHION BLOG
COSTRUZIONE DI UN AMORE.. DI CATALGO.
Appuntamento al “Fermento” nel cuore di Bologna, per un aperitivo insolito con Manuela Masciadri, giovane ritrattisa e fotografa di moda, con al suo attivo un curriculum già denso di collaborazioni importanti in Italia, Europa e America, e una laurea in Letteratura all’Università la Cattolica. Mi accoglie con le copie dell’ultimo catalogo della Sartoria Vittoria Bonini ancora odorose di stampa: “Alta Moda Sposa made in Italy” recita la copertina, che già mi ben dispone alla chiacchierata/intervista.
Conosco e seguo Manuela da diversi anni, le nostre strade si sono incrociate a volte attraverso percorsi più o meno fortuiti, e finalmente di recente si è presentata l’occasione di una collaborazione vera che ha visto Eleonora, modella della 4uppermodels, tra le protagoniste del suo ultimo servizio dedicato alla nuova Collezione Vittoria Bonini. Un Atelier a pochi passi dal centro di Bologna, la cui fondatrice e stilista, appassionata di musica classica e arte, nonchè delle icone del cinema anni ’50, ha saputo coniugare in modo sublime questi amori con quello per l’artigianalità tutta italiana.
Come nasce il progetto nell’insieme?
Per prima cosa vado nell’Atelier di Vittoria dove lei mi mostra gli abiti che verranno fotografati e pensiamo ad un contesto italiano storico, di pregio, che possa essere la location ideale dello shooting. Quest’anno l’incontro è avvenuto ad agosto e tra agosto e settembre ho fatto le mie ricerche per proporle una rosa di 4/5 location italiane. L’attenzione si è subito concentrata sulla Venaria Reale di Torino, affascinante per la sua similitudine con la Reggia di Versailles, di cui ho scoperto avere in comune l’architetto che diede inizio ai lavori, con la differenza che la Venaria invece di avere gli specchi nel corridoio del salone centrale ha degli oblò, che fanno entrare ancora più luce, perfetto per me che sono nel mio momento luce, per cui mi piace che sia tutto luminoso, etereo. A differenza dell’anno scorso in cui ero in un periodo in cui ricercavo i contrasti tra luci e ombre, da cui la scelta del Teatro Mazzacurati di Bologna come cornice, quest’anno volevamo mantenere il filone della location storica ma in chiave più luminosa.
E raccontami, come si è svolta la giornata dello shooting vero e proprio?
Siamo arrivati al mattino presto alla Venaria e abbiamo avuto un attimo di grande meraviglia, dove siamo rimasti tutti col naso all’insù abbagliati da tanta bellezza, dopodichè abbiamo detto “ok dai, riprendiamoci e iniziamo”. Tra l’altro quel giorno pioveva ed ha piovuto per tutto il giorno, per cui noi che pensavamo di sfruttare i fasci di luce che entravano dall’esterno, anche per creare degli effetti con la macchina del fumo, ci siamo ritrovati in tutt’altra situazione. In realtà quella luce si è rivelata essere un regalo, addirittura Vittoria ha ringraziato “la pioggia torinese” che ci ha permesso di interpretare il salone in un modo diverso. Questa luce così morbida ha consentito di tirare fuori maggiormente la texture degli abiti e i volumi. Ho scattato tutto a luce naturale, cosa che amo molto, anche nel mio lavoro di ritrattista. Per non parlare dell’incredibile prospettiva della sala, si ha l’impressione che tutto ciò che metti al centro si stacchi, come fosse in rilievo. Questo fuoriprogramma mi ha insegnato che quando c’è qualcosa che non ti aspetti è perchè alla fine arriva qualcosa di più bello.
E come avviene la selezione delle modelle?
Ho voluto dare più scelta possibile, coinvolgendo più agenzie e contatti diretti. Molto spesso il cliente ha in mente il volto che interpreterà la sua collezione, ma non lo riconosce finchè non lo visualizza. La prima scrematura l’ha fatta Vittoria selezionando una cinquina di modelle possibili, poi ci siamo consultate, e siamo arrivate insieme alla scelta finale.
E con Eleonora è stato amore a prima vista?
Sì perchè, oltre ad essere bellissima, Eleonora ha un’eleganza classica ma moderna, che è esattamente quello che Vittoria voleva per questi suoi abiti, molto difficili da scattare perchè non volevamo che risultassero “vecchi” ma volevamo che risultassero eleganti. E non è semplice. Il rischio più grande con abiti da cerimonia è che possano risultare pesanti, troppo classici, antichi. Oltretutto Vittoria desiderava che gli abiti fossero anche sensuali: una spalla scoperta, una scollatura sulla schiena appena accennata, una trasparenza sul decoltè, accentuati da queste linee anni ’50, se interpretati correttamente possono essercitare davvero un richiamo fortissimo alla femminilità. Ed Eleonora era perfetta con la sua grazia e naturalezza. Oltretutto ho scoperto che è una ballerina: quando ha indossato l’abito nero nel Corridoio di Diana le chiesto di fare dei giri, lei l’ha fatto con una tale leggiadria che ci ha lasciati tutti stupiti. Allora le ho chiesto di farne altri e lei li ha ripetuti più volte, tutti perfettamente. Infatti è stato un disastro scegliere la foto più bella!
Quanto tempo ci hai messo a scegliere le foto?
Avevo i tempi stretti, in una settimana dovevo fare tutto, ma ormai ci sono abituata. Di solito scarto già un po’ di foto in sede di shooting, poi faccio una prima selezione e poi le metto da parte, me le dimentico per un giorno. Quando le riprendo faccio un’ulteriore scrematura, salvandone 4/5 per set. L’ultima selezione è la più difficile, ho imparato che quella che mi emoziona di più è la foto che funziona. Dipende anche molto dal cliente con cui lavoro, con Vittoria è fantastico perchè abbiamo dei gusti estetici e fotografici molto simili, per cui è un piacere con lei.
Proseguiamo la chiacchierata raccontandoci di esperienze precedenti e di progetti futuri, di quanto sia stato rivoluzionario per Manuela lasciare il teatro di posa che è stato il suo studio per tanti anni, per ricercare un nuovo modo di lavorare, nuove locations che rappresentano un nuovo set ogni volta, piccole grandi sfide che si rinnovano. Mi rendo conto che un articolo non basta, passerei le ore ad ascoltarla raccontare dei suoi viaggi, dei suoi progetti in fieri, della sua voglia di non stazionare mai nella “comfort zone” che pur giovanissima si sarebbe già costruita, ma il tempo incalza, ho un concerto che mi aspetta e devo purtroppo andar via, felice della nostra chiacchierata ma ancor più di aver ri-trovato un’artista che ha fatto della sua passione un lavoro e del suo lavoro una forma d’arte.
INTERVISTA APPARSA SU http://www.downtownmood.com/2015/11/22/fashion/la-costruzione-di-un-amore-di-catalogo/#more-1984