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Alba Cappellieri: designer emergenti, emozionate!

Una visione autorevole sul panorama del gioiello contemporaneo

Il motto di Alba Cappellieri è “Festìna Lente”. E’ un’espressione latina, che fa coesistere due concetti, divergenti tra loro, ma assolutamente complementari: velocità e lentezza.

Letteralmente: “Affrettati, lentamente”.

Esalta dunque un modo di essere, di vivere e di agire sicuro, concreto, proiettato all’azione e alla creazione di opportunità, seppur con la cautela e la lentezza necessari per riflettere ed assaporare ogni attimo di un’esistenza piena e appagante.

Alba di opportunità se ne è create tante nella vita, tanto da essere, ad oggi, un personaggio versatile e fondamentale del panorama del gioiello contemporaneo.

Architetto. Docente: è Professore alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, curando il Laboratorio di Design del Gioiello ed insegnando al Corso di Alto Perfezionamento di Design del Gioiello. Scrittrice: autrice di numerosi testi, definiti di importanza fondamentale sul cambiamento della percezione del gioiello. Curatrice di mostre.

Ed è proprio all’inaugurazione della sua “Brillant”, che la incontriamo. Una mostra su “I futuri del gioiello italiano”, che ha curato presso La Triennale di Milano.

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Alba è indaffaratissima: giornalisti ed invitati speciali attendono al di là dei cordoni rossi, mentre lei ci apre le porte, in anteprima, per mostrarci un allestimento classico e contemporaneo allo stesso tempo. Elegante e surreale, in un gioco di vetri e luci, che creano un’atmosfera onirica e suggestiva.

In questo momento, il “Festìna”, ha la meglio sul “Lente”, concedendoci qualche scatto ed una breve chiacchierata.

Alba apre ufficialmente la mostra, ed accoglie i suoi ospiti, come una padrona di casa attenta, sorridente e piena di entusiasmo.

Le spieghiamo che questa conversazione, inaugura una rubrica, che coinvolgerà figure interessanti del panorama del mondo del Contemporary Jewellery.

Consideriamo che lei, in quanto figura poliedrica ed autorevole di questo settore, possa fornire spunti interessanti per i designer, emergenti e non.

Con gioia, accetta di raccontarci ancora qualcosa, tramite corrispondenza via email.

Un designer emergente come dovrebbe affrontare il mercato di oggi?

AC: Un designer oggi deve avere competenze creative, produttive e tecnologiche. La sola “fantasia” non basta più ed è essenziale che il progettista comprenda e conosca il contesto nel quale il suo progetto va a collocarsi, la filosofia aziendale, le tecniche produttive e i materiali, le logiche distributive e comunicative. Deve, in sintesi, conoscere l’intero ciclo di vita del prodotto, controllarlo per poterlo innovare. In un’epoca di materialismo sfrenato quale è la nostra non abbiamo bisogno di altri oggetti e si comprano solo quegli oggetti capaci di raccontare delle storie e di suscitare delle emozioni. Pertanto il designer deve riuscire nell’impresa di conferire al suo progetto valori immateriali che esulino dalla preziosità dei materiali. Mi piace pensare alla figura del designer come di un Giano bifronte che tiene insieme passato e futuro ma anche tradizione e nuove tecnologie. Il designer non è un inventore o uno scienziato, non deve creare exnovo ma mixare elementi già noti ma senza alcuna relazione. Il progetto delle relazioni oggi è una delle sfide più interessanti per un progettista.

Qual è un sistema per mettere in collegamento i designer con i buyer? Cosa ne pensi delle fiere di settore?

AC: La distribuzione è il vero problema per un progettista oggi, soprattutto nell’ambito del gioiello e dell’accessorio. Le fiere che garantiscono la reale presenza di buyer qualificati sono pochissime e per i designer emergenti o indipendenti è molto difficile intercettare il mercato. Confido molto nei nuovi processi di open source, anche se è ancora presto per vederne gli esiti.

Esistono altri, nuovi, modi di approcciare il mercato in questa era più digitale?

AC: Credo fortissimamente che il futuro si costruirà sulle relazioni digitali, che determineranno nuovi processi creativi e produttivi. Per la prima volta, le vere innovazioni non riguarderanno i prodotti ma i processi. Già oggi le nuove tecnologie, soprattutto quelle additive, permettono al progettista di arrivare direttamente al consumatore attraverso la rete. E’ una rivoluzione copernicana che avvicinerà finalmente le mani alle macchine e l’artigianato alle tecnologie ma affinché ciò avvenga è fondamentale conoscere le tecnologie, il gioiello sarà trasformato dall’approccio do it yourself dei makers, gli artigiani digitali che, con le nuove tecnologie della manifattura desktop, possono trasformarsi da creatori a imprenditori e gestire direttamente  tutto il processo produttivo in rete, con evidenti benefici in termini di tempi e di costi. Basti pensare che i progetti saranno digitali, creati ad hoc con software di modellazione 3d o acquistabili da una vasta libreria online, poi messi in produzione da macchine robotizzate che grazie a server esterni permettono il risparmio di oltre il 90% dei costi di attrezzaggio. La distribuzione avverrà attraverso ecommerce diretto o  indiretto attraverso siti come Shapeways, Amazon, Etsy, con i clienti che arrivano direttamente da Google e non attraverso gli agenti. Tale innovazione di processo trasformerà tanto gli artigiani digitali quanto le aziende.

I trend di moda: quanto sono importanti? Una volta un gioiello era “per sempre”.

AC: Non esiste un’unica definizione del gioiello, nè tantomeno un gioiello universale. Il gioiello prezioso, quello per sempre, è radicalmente diverso dal gioiello accessorio che, al contrario, segue le stagioni della moda. Credo che questa dicotomia e questo pluralismo di valori e di contesti sia una ricchezza e un valore di per sé.  I trend aiutano i progettisti come ispirazione e suggestione ma devono poi essere personalizzati in base ai contesti e non seguiti pedissequamente.

Scouting oggi: credi si possano incentivare i buyer ad acquistare più creazioni interessanti e di ricerca, portando, il mercato attuale, a scelte non convenzionali? Se sì, come?

AC: Credo ci siano due modi; quello tradizionale della fisicità del prodotto da mostrare e, in questo caso, è fondamentale trovare gli interlocutori giusti per il proprio mercato siano essi enti fieristici o concept store, dall’altro incentivare la presenza in rete, costruendo alleanze con i blog seri e con i grandi portali di ecommerce della moda.

In una tua dichiarazione, hai espresso un augurio ai tuoi studenti, quello di non mollare mai. Hai avuto dei momenti, nella tua vita, nei quali avresti voluto farlo?  Come li hai superati?

AC: Li ho avuti e ne ho tuttora e, con il senno di poi, sono felice di aver avuto dei momenti negativi perché mi hanno permesso di cambiare pelle, cambiare vita, crescere e mettermi alla prova. Il mio obiettivo come persona è crescere e le difficoltà sono un forte incentivo alla crescita. Il mio motto è il rinascimentale “festìna lente”, piano ma inesorabilmente.

Qualche giorno fa hai compiuto 50 anni. Per l’occasione, hai realizzato un post sulla tua pagina Facebook: “Non tornerei mai ai 20 per tutto l’oro del mondo, e rinuncio volentieri allo splendore del corpo a favore della consapevolezza di essere e voler essere quella che sono”. Qual è la consapevolezza della quale parli? Quali esperienze e scelte di vita ritieni abbiano contribuito a farti sentire questa sensazione? Cosa diresti, ora, alla te stessa ventenne?

AC: Mi considero una donna molto fortunata perché mi sono costruita la vita che volevo e della gioventù non ho alcun rimpianto, se non quello della tonicità muscolare. La consapevolezza è una lunga conquista ma ai miei studenti dico sempre di combattere per quello che li rende felici e di non rinunciare al proprio talento.

Foto e Testi di Manuela Masciadri, realizzati per la Rubrica CONVERSAZIONI di BIRIK BUTIK

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